Future Power Divisione tecnica
Future Power Divisione tecnica

IMPIANTI PER TRATTAMENTO ENERGETICO DI SCARTI ORGANICI, AL SERVIZIO DEL TERRITORIO. NON IL TERRITORIO AL SERVIZIO DEGLI IMPIANTI!

IMPIANTI PER TRATTAMENTO ENERGETICO DI SCARTI ORGANICI, AL SERVIZIO DEL TERRITORIO. NON IL TERRITORIO AL SERVIZIO DEGLI IMPIANTI!

I Mini Impianti innovativi a solido proposti da Future Power rappresentano una perfetta opportunità per chi ha necessità di smaltire scarti organici in quantità tra le 1500 e le 3000 Tons. annue, potendo da queste derivare elevati ritorni economici garantiti. Sono sempre impianti su misura, secondo le vere necessità dei Clienti e producono redditività non solo dalla cogenerazione ma anche dall’ottimo “fertilizzante bio” utilizzabile anche in coltivazione biodinamica, che si ottiene a fine processo di digestione e rigenerazione biologica.
Occupano spazi molto ridotti, prevedono moduli aggiungibili per estensioni in fasi successive, sono molto efficienti e remunerativi, non emettono alcun odore sgradevole, funzionano con alimentazione basata su scarti organici già disponibili senza alcuna necessità di aggiunta di materiali organici vergini.
Costituiscono un’importante opportunità ad es. nei settori agro-zootecnico e orto-floro-vivaistico, per gestire gli scarti fisiologici e l’eccesso di produzione, oltre che per la rigenerazione intelligente di tutto lo scarto organico, alimentare ma non solo, generato dalle comunità. Non più rifiuto ma risorsa energetica.

La nostra esperienza, sviluppata in collaborazione tra la società svizzera Renergon, nostro partner di riferimento e l’Università di Zurigo, vanta la capacità di sapere trattare fino a 80 ingredienti diversi ricavati da Residui Organici agricoli e zootecnici, Residui Organici industriali di lavorazione alimentari, FORSU (frazione organica dei rifiuti da raccolta differenziata) e sfalci e potature, sia urbane sia forestali e persino le alghe che si accumulano su tanti litoranei di mare, fiumi o laghi.
In altri termini, l’approccio di Future Power è quello di “domandare” al Territorio quali sono le problematiche di smaltimento di substrati e sottoprodotti organici e di presentare una soluzione “ad hoc” con il corretto dimensionamento dell’impianto, in funzione del “servizio reso” che l’impianto stesso DEVE dare al Territorio.

La forza della nostra INNOVATIVA proposta sul mercato è riassunta da:

la dimensione tipica MINI dei nostri impianti, la modularità e scalabilità per una crescita dell’impianto in funzione di esigenze future, la estrema flessibilità di gestione e conduzione, la assoluta efficienza di produzione di biogas per la capacità di ottimizzazione dei processi di metanogenesi.

FP Smart Energy

ASCOLTARE

Prima regola di FUTURE POWER: “domandare” al Territorio quali sono le problematiche di smaltimento di substrati e sottoprodotti organici

FP Smart Energy

PROPORRE

Secondo step: ideare una soluzione “Ad Hoc” con il corretto dimensionamento dell’impianto adatto, in funzione del “servizio reso” che l’impianto stesso DEVE dare al Territorio.

FP Smart Energy

REALIZZARE

Terzo e ultimo passaggio, la concreta installazione di uno dei nostri impianti. La dimensione “MINI”, la modularità, la flessibilità di gestione e conduzione, l’assoluta efficienza nei processi di metanogenesi, sono la forza che rende unica la nostra proposta sul mercato.

Future Power: differenze verso impianti tradizionali di biogas

Impianti Biogas Tradizionali

Impianti a SOLIDO di Future Power – Innovazione

DIMENSIONI

    • In genere ad oggi sono realizzati in grandi dimensioni, sia come potenza superiore a 300 kW ma mediamente attorno al MegaWatt (MW) o più – sia come spazio, attorno ai 2 ettari di superficie occupata, compreso lo stock di biomassa vergine.
      Hanno digestori da più di 30mt di diametro pieni di acqua per la diluizione, con un minimo di tre/quattro unità per MW di potenza.
      Sono a bassa efficienza
    • Data la dimensione, sono alimentati da molto materiale – diluito con molta acqua – parte del quale spesso deve arrivare da lontano, da fonti esterne e vergini, il tutto anche con importanti movimenti di vari mezzi di trasporto, consumo di grandi quantità di energia e acqua di coltivazione, il tutto con logistiche impegnative.
      Servono anche 20.000ton/anno, ad es. trinciato di mais, per MW di potenza installata, quantitativo ottenuto con più di 200 ettari di terreno coltivato in mono coltura.
    • La grande dimensione è necessaria anche a causa della scarsa efficienza specifica e al completamento della lunga digestione, tra 50 e 80 giorni. Possono essere quindi anche rumorosi, emettere odori sgradevoli, con difficoltà di gestione assicurata e traffico pesante. Hanno una manutenzione forzatamente molto gravosa e alte probabilità di fermo.

DIMENSIONI

    • Impianti ad alta efficienza e performanti già da piccole dimensioni, anche con solo 100kW di potenza o meno. Occupano un’area molto ridotta, bastano circa mt 20×20, senza necessità di stoccare materiale aggiunto per più di 1 settimana.
      Il primo impianto della Val Rendena sarà da 99kWel.
    • Data la sua efficienza specifica, l’impianto è dimensionato per una quantità di organico ricavabile dal solo allevamento a cui l’impianto è dedicato. Bastano 4.000ton/anno al più, tra letame e scarti vegetali della sola azienda di riferimento a cui l’impianto è abbinato in rapporto univoco: a ciascun allevatore il suo impianto dedicato.
    • La sua funzionalità rappresenta decisamente un servizio al Territorio, senza alcun impatto negativo e con la possibilità di eliminare in modo semplice e sicuro molti dei tipici problemi di smaltimento di scarti organici diventati eccedenti nel tempo.
    • L’impianto non produce rumori né odori sgradevoli né emissioni fastidiose, né traffico aggiunto di mezzi pesanti. TRATTA QUELLO CHE HA E QUELLO CHE C’È. I digestori sono box sigillati ermeticamente dove il materiale è fermo e l’unico elemento meccanico da manutenere è il cogeneratore, coibentato e insonorizzato.

TECNOLOGIA Tradizionale

    • Il substrato organico di valorizzazione viene mischiato con grandi quantità di acqua, diluendolo fino a solo un 10% di sostanza secca per permettere la miscelazione e garantire la fluidità del materiale. Nel fondo dei digestori si formano residui che vanno asportati con faticose manovre di svuotamento e con intervalli molto lunghi.
    • L’utilizzo di acqua aggiunta determina alcuni effetti critici nel processo:
    • Per la fermentazione il mix acqua e substrato nei digestori va tenuto in temperatura, con alto autoconsumo di calore/energia, riducendo l’efficienza di processo e la redditività dell’impianto
    • La massa in fermentazione è continuamente “rimescolata”, con sistemi meccanici (agitatori) che richiedono manutenzioni e consumano energia elettrica, fino all’11% di quella autoprodotta
    • Il digestato (liquido) e tutta l’acqua reflua dell’impianto vanno separati e smaltiti: ci sono stati numerosi casi di inquinamento delle falde acquifere per l’eccesso di materiale e per l’alta percolazione senza trattenimento dei nutrienti da parte del terreno!

TECNOLOGIA A SOLIDO

    • Gli impianti Future Power (FP) usano l’innovativa e brevettata Tecnologia a Solido, già applicati in molti impianti all’estero.
    • Non occorre acqua aggiunta, si utilizza solo il letame tal quale, palabile e disponibile dalle lettiere dell’allevamento. Si inserisce in cadenza nei box di fermentazione, e qui resta per solo 21-28 giorni in perfetto controllo di processo specifico.
    • la fermentazione dell’organico produce «da sé» il calore necessario, sostenuto poi dalla ricircolazione della propria acqua di percolazione riscaldata a parte nell’apposito serbatoio in processo. L’autoconsumo di termica arriva solo a un massimo del 20% di quella ottenuta dalla cogenerazione. Questo aumenta l’efficienza specifica complessiva dell’impianto, la sua redditività e la disponibilità di termica per le utenze, anche pubbliche.
    • NON serve alcun meccanismo di rimescolamento della massa in fermentazione perché il materiale è completamente fermo. Alcune pompe ricircolano l’acqua di percolazione di cui sopra, che costituisce circa il 10% della massa totale. La manutenzione dell’impianto risulta molto semplice e l’autoconsumo elettrico è ridotto all’1-2% di quanto immesso in rete.
    • Non c’è niente da smaltire, i liquidi sono preziosi e ricircolati con una attenta analisi biologica come opportuni “succhi gastrici”. L’acqua di percolazione viene così raccolta e totalmente ricircolata a processo, fatto che contribuisce alla concentrazione dei nutrienti. Il digestato, opportunamente stabilizzato in post digestione, viene insacchettato e venduto sul mercato, come ammendante naturale. Non puzza, è ottimo per colture biologiche e per i terreni impoveriti dalle culture intensive, contribuendo a “togliere chimica” dai terreni e ripristinando la corretta biodiversità!

MATERIALI AGGIUNTI – culture vegetali

Come detto sopra, si ha necessità di materiale organico aggiunto, in genere materia prima vergine che comporta l’utilizzo di terreni limitrofi per coltivare biomasse vergini dedicate ad es. triticale, sorgo, mais.
Questa attività agricola spesso comporta una non corretta rotazione agraria, eccesso di chimica e conseguente impoverimento della naturale biodiversità dei suoli.
Ha poi un impatto ambientale (fertilizzanti), energetico indotto (gasolio) con consumo di acqua, energia diretta e indiretta e altre risorse.

MATERIALI AGGIUNTI – nessuna necessità

Per gli impianti FP da 100KW sono sufficienti fino a circa 4.000 ton di letame, senza bisogno di aggiunta di materiale organico oltre a quello disponibile nell’Azienda Agricola o Zootecnica abbinata all’impianto. 300 UBA (unita bestiame adulte) sono mediamente sufficienti a produrre questa quantità di materiale.

DIGESTATO – dilavato, è di scarsa qualità, no valore economico di rilievo

I nutrienti nella frazione solida separata del digestato risultano poveri e di scarso valore agronomico e quindi economico, questo proprio perché il digestato viene separato dall’acqua che sottrae nutrienti.In sostanza è tutto materiale da smaltire sui terreni, già in scarsa disponibilità, è anche meno assorbibile e quindi alla fine può venire rilasciato direttamente in falda.

DIGESTATO – alta qualità = alto valore economico

Il digestato mantiene tutti i nutrienti in esso concentrati, ha quindi alto valore agronomico e conseguente ottimo valore commerciale. Il Materiale è definito ammendante biologico ed è già stato testato in vaso e in campo e certificato da Università in Italia con ottimi risultati.
Molto adatto in coltivazioni biologiche e di pregio, viticoltura compresa, è un ottimo materiale per la transizione agricola verso un biologico di alta qualità.

    • È perfetto anche per ricostituire la ricchezza dei terreni impoveriti dallo sfruttamento e dai cambiamenti climatici. Riporta la fauna impollinatrice sui territori troppo sfruttati.
    • Non ha più odori sgradevoli, eliminati dal processo stesso di stabilizzazione.
    • L’utilizzo di questo ammendante NATURALE contribuisce con certezza e in totale sicurezza a “togliere chimica” dai terreni.

PROBLEMATICHE varie volte riscontrate

Lo dicono molte cronache recenti, soprattutto in Pianura Padana. Poiché il digestato non ha valore economico ed è permesso smaltirlo nei campi, è stato, già troppe volte utilizzato per “far sparire” scarti tossici di vario tipo. Mischiati al digestato, questi sono stati sparsi sui campi, con odori terribili, incalcolabili danni ambientali e estrema difficoltà di eventuali successive bonifiche.

Troppo spesso è il Territorio ad essere al servizio dell’impianto

NESSUNA PROBLEMATICA – sarebbe un “suicidio economico”!

Il digestato viene Certificato e ha un importante rilevanza sia nel conto economico aziendale degli impianti FP sia per la “filiera di valore” che innesca. Questo aspetto è di per sé garanzia della necessaria qualità di alimentazione e autocontrollo dell’impianto, senza il quale si perderebbe tutto il valore economico del digestato stesso.

Sono un Servizio al Territorio, non viceversa.
Ne risolvono i problemi, senza alcun altro impatto negativo.

Impianti Biogas Tradizionali

Impianti a SOLIDO
di Future Power
Innovazione

DIMENSIONI

    • In genere ad oggi sono realizzati in grandi dimensioni, sia come potenza superiore a 300 kW ma mediamente attorno al MegaWatt (MW) o più – sia come spazio, attorno ai 2 ettari di superficie occupata, compreso lo stock di biomassa vergine.
      Hanno digestori da più di 30mt di diametro pieni di acqua per la diluizione, con un minimo
      di tre/quattro unità per MW di potenza. Sono a bassa efficienza

    • Data la dimensione, sono alimentati da molto materiale - diluito con molta acqua - parte del quale spesso deve arrivare da lontano, da fonti esterne e vergini, il tutto anche con importanti movimenti di vari mezzi di trasporto, consumo di grandi quantità di energia e acqua di coltivazione, il tutto con logistiche impegnative.
      Servono anche 20.000ton/anno, ad es. trinciato di mais, per MW di potenza installata, quantitativo ottenuto con più di 200 ettari di terreno coltivato in mono coltura.

    • La grande dimensione è necessaria anche a causa della scarsa efficienza specifica e al completamento della lunga digestione, tra 50 e 80 giorni. Possono essere quindi anche rumorosi, emettere odori sgradevoli, con difficoltà di gestione assicurata e traffico pesante. Hanno una manutenzione forzatamente molto gravosa e alte probabilità di fermo.


DIMENSIONI

    • Impianti ad alta efficienza e performanti già da piccole dimensioni, anche con solo 100kW di potenza o meno. Occupano un’area molto ridotta, bastano circa mt 20x20, senza necessità di stoccare materiale aggiunto per più di 1 settimana.
      Il primo impianto della Val Rendena sarà da 99kWel.

    • Data la sua efficienza specifica, l’impianto è dimensionato per una quantità di organico ricavabile dal solo allevamento a cui l’impianto è dedicato. Bastano 4.000ton/anno al più, tra letame e scarti vegetali della sola azienda di riferimento a cui l’impianto è abbinato in rapporto univoco: a ciascun allevatore il suo impianto dedicato.

    • La sua funzionalità rappresenta decisamente un servizio al Territorio, senza alcun impatto negativo e con la possibilità di eliminare in modo semplice e sicuro molti dei tipici problemi di smaltimento di scarti organici diventati eccedenti nel tempo.

    • L’impianto non produce rumori né odori sgradevoli né emissioni fastidiose, né traffico aggiunto di mezzi pesanti. TRATTA QUELLO CHE HA E QUELLO CHE C’È. I digestori sono box sigillati ermeticamente dove il materiale è fermo e l’unico elemento meccanico da manutenere è il cogeneratore, coibentato e insonorizzato.


TECNOLOGIA Tradizionale

    • Il substrato organico di valorizzazione viene mischiato con grandi quantità di acqua, diluendolo fino a solo un 10% di sostanza secca per permettere la miscelazione e garantire la fluidità del materiale. Nel fondo dei digestori si formano residui che vanno asportati con faticose manovre di svuotamento e con intervalli molto lunghi.

    • L’utilizzo di acqua aggiunta determina alcuni effetti critici nel processo:

    • Per la fermentazione il mix acqua e substrato nei digestori va tenuto in temperatura, con alto autoconsumo di calore/energia, riducendo l’efficienza di processo e la redditività dell’impianto


    • La massa in fermentazione è continuamente “rimescolata”, con sistemi meccanici (agitatori) che richiedono manutenzioni e consumano energia elettrica, fino all’11% di quella autoprodotta


    • Il digestato (liquido) e tutta l’acqua reflua dell’impianto vanno separati e smaltiti: ci sono stati numerosi casi di inquinamento delle falde acquifere per l’eccesso di materiale e per l’alta percolazione senza trattenimento dei nutrienti da parte del terreno!


TECNOLOGIA A SOLIDO

    • Gli impianti Future Power (FP) usano l’innovativa e brevettata Tecnologia a Solido, già applicati in molti impianti all’estero.

    • Non occorre acqua aggiunta, si utilizza solo il letame tal quale, palabile e disponibile dalle lettiere dell’allevamento. Si inserisce in cadenza nei box di fermentazione, e qui resta per solo 21-28 giorni in perfetto controllo di processo specifico.

    • la fermentazione dell’organico produce «da sé» il calore necessario, sostenuto poi dalla ricircolazione della propria acqua di percolazione riscaldata a parte nell’apposito serbatoio in processo. L’autoconsumo di termica arriva solo a un massimo del 20% di quella ottenuta dalla cogenerazione. Questo aumenta l’efficienza specifica complessiva dell’impianto, la sua redditività e la disponibilità di termica per le utenze, anche pubbliche.

    • NON serve alcun meccanismo di rimescolamento della massa in fermentazione perché il materiale è completamente fermo. Alcune pompe ricircolano l’acqua di percolazione di cui sopra, che costituisce circa il 10% della massa totale. La manutenzione dell’impianto risulta molto semplice e l’autoconsumo elettrico è ridotto all’1-2% di quanto immesso in rete.

    • Non c’è niente da smaltire, i liquidi sono preziosi e ricircolati con una attenta analisi biologica come opportuni “succhi gastrici”. L’acqua di percolazione viene così raccolta e totalmente ricircolata a processo, fatto che contribuisce alla concentrazione dei nutrienti. Il digestato, opportunamente stabilizzato in post digestione, viene insacchettato e venduto sul mercato, come ammendante naturale. Non puzza, è ottimo per colture biologiche e per i terreni impoveriti dalle culture intensive, contribuendo a “togliere chimica” dai terreni e ripristinando la corretta biodiversità!


MATERIALI AGGIUNTI - culture vegetali

Come detto sopra, si ha necessità di materiale organico aggiunto, in genere materia prima vergine che comporta l’utilizzo di terreni limitrofi per coltivare biomasse vergini dedicate ad es. triticale, sorgo, mais.
Questa attività agricola spesso comporta una non corretta rotazione agraria, eccesso di chimica e conseguente impoverimento della naturale biodiversità dei suoli.
Ha poi un impatto ambientale (fertilizzanti), energetico indotto (gasolio) con consumo di acqua, energia diretta e indiretta e altre risorse.

MATERIALI AGGIUNTI - nessuna necessità

Per gli impianti FP da 100KW sono sufficienti fino a circa 4.000 ton di letame, senza bisogno di aggiunta di materiale organico oltre a quello disponibile nell’Azienda Agricola o Zootecnica abbinata all’impianto. 300 UBA (unita bestiame adulte) sono mediamente sufficienti a produrre questa quantità di materiale.

DIGESTATO – dilavato, è di scarsa qualità, no valore economico di rilievo

I nutrienti nella frazione solida separata del digestato risultano poveri e di scarso valore agronomico e quindi economico, questo proprio perché il digestato viene separato dall’acqua che sottrae nutrienti.In sostanza è tutto materiale da smaltire sui terreni, già in scarsa disponibilità, è anche meno assorbibile e quindi alla fine può venire rilasciato direttamente in falda.

DIGESTATO - alta qualità = alto valore economico

Il digestato mantiene tutti i nutrienti in esso concentrati, ha quindi alto valore agronomico e conseguente ottimo valore commerciale. Il Materiale è definito ammendante biologico ed è già stato testato in vaso e in campo e certificato da Università in Italia con ottimi risultati.
Molto adatto in coltivazioni biologiche e di pregio, viticoltura compresa, è un ottimo materiale per la transizione agricola verso un biologico di alta qualità.
    • È perfetto anche per ricostituire la ricchezza dei terreni impoveriti dallo sfruttamento e dai cambiamenti climatici. Riporta la fauna impollinatrice sui territori troppo sfruttati.

    • Non ha più odori sgradevoli, eliminati dal processo stesso di stabilizzazione.

    • L’utilizzo di questo ammendante NATURALE contribuisce con certezza e in totale sicurezza a "togliere chimica" dai terreni.

PROBLEMATICHE varie volte riscontrate

Lo dicono molte cronache recenti, soprattutto in Pianura Padana. Poiché il digestato non ha valore economico ed è permesso smaltirlo nei campi, è stato, già troppe volte utilizzato per “far sparire” scarti tossici di vario tipo. Mischiati al digestato, questi sono stati sparsi sui campi, con odori terribili, incalcolabili danni ambientali e estrema difficoltà di eventuali successive bonifiche.

Troppo spesso è il Territorio ad essere al servizio dell’impianto

NESSUNA PROBLEMATICA – sarebbe un "suicidio economico"!

Il digestato viene Certificato e ha un importante rilevanza sia nel conto economico aziendale degli impianti FP sia per la “filiera di valore” che innesca. Questo aspetto è di per sé garanzia della necessaria qualità di alimentazione e autocontrollo dell’impianto, senza il quale si perderebbe tutto il valore economico del digestato stesso.

Sono un Servizio al Territorio, non viceversa.
Ne risolvono i problemi, senza alcun altro impatto negativo.

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Future Power
Le nostre risposte ai possibili, ma ingiustificati, timori della Comunità di Val Rendena relative all’impianto in approvazione

Gli impianti proposti da Future Power (FP) con tecnologia innovativa “A Solido”, oltre a generare in modo semplice energia rinnovabile da scarto organico, mirano proprio a risolvere molti dei problemi locali delle varie Comunità, soprattutto in relazione alla crescita delle aziende agro-zootecniche e in parallelo alla scarsa disponibilità di terreni per un corretto bilancio ambientale.
Molti terreni, anche in Trentino, sono piuttosto vicini ad essere dichiarati “vulnerabili”, con pesanti conseguenze pratiche per gli allevatori (recenti notizie pubblicate proprio anche in questi giorni di inizio 2022 e problematica scottante in carico d es. all’assessorato dell’Ambiente della Provincia di Trento).
Il modo in cui questi impianti trattano il letame, trasformandolo in energia e in ottimo ammendante naturale, può contribuire in modo decisivo a risolvere questa problematica, o comunque a ridurla in grandissima parte, senza provocare alcun effetto negativo collaterale, creando indotto di “valore aggiunto” e lavoro nuovo e utile.

RISPOSTE A POTENZIALI TIMORI DELLA COMUNITA’ CHE OSPITER’ L’IMPIANTO

1) “E’ il primo impianto che fanno in Italia, avrà sicuramente i difetti delle cose nuove”
Future Power (FP) è in partnership con Renergon, società svizzera con 30 anni di esperienza nella biologia correlata alla digestione anaerobica. Da anni produce impianti di trattamento dello scarto organico con tecnologia innovativa “A Solido” (brevettata) e ad alta efficienza.
FP, grazie alla pluriennale esperienza industriale dei soci, ha contribuito allo sviluppo di Renergon, proponendo componentistica italiana di eccellenza – anche Trentina per la parte strutturale – già adottata dal partner negli impianti realizzati e nei prossimi in programma.
Renergon ha iniziato con impianti tradizionali per poi brevettare la Tecnologia a Solido. Questa è già applicata ad una trentina di impianti funzionanti come quello che si vuole realizzare a Porte di Rendena e nel resto d’Italia.
QUINDI SI’ sarà il primo impianto in Italia, NON sarà un “esperimento” ma un’ottima soluzione già collaudata, e saremmo davvero felici se la valle che frequentiamo da anni a fianco delle persone del posto potrà avere questo primato.

2) “Dicono che fanno un impianto piccolo ma poi magari lo ingrandiranno (vedi es. Romeno)”
FP è nata proprio per proporre impianti “MINI” di piccola taglia, finalmente molto efficienti e con potenze elettriche es. entro i 100 kW, a confronto degli impianti tradizionali necessariamente più grandi, in genere di potenza media di 1 MW o talvolta in montagna con potenze minori, ma tutti non efficienti nel processo rispetto agli standard da noi garantibili. Gli impianti tradizionali necessitano di alimentazioni esagerate, imponendo impianti sproporzionati, non adatti e critici ad es. proprio per applicazioni montane.

L’ innovativa Tecnologia a Solido di contro permette di avere efficienza e redditività anche su scala molto inferiore, trattando ad es. il materiale disponibile sul posto per non più di 4.000 ton all’anno nello standard 100 kW di potenza elettrica.
Il modello di business è altamente positivo, basato come è sulla realizzazione di più impianti piccoli e distribuiti, piuttosto che uno solo di grandi dimensioni e a raccolta da tutta la valle con conseguenti necessità di importanti gestioni logistiche e trasporti relativi.
Questo consente ad es. di non avere mai necessità di far arrivare scarto da lontano, perché l’impianto è tarato per essere autonomo con quello già è sempre presente nell’area dell’impianto stesso.

Lo diciamo in due modi:
FP fa impianti a servizio del Territorio mentre troppo spesso era il Territorio a servizio degli impianti tradizionali
FP va dove c’è il letame e lì fa un impianto, NON viceversa! Con grandi benefici logistici e semplicità gestionale, un grande vantaggio per l’allevatore, per la società stessa e per tutta la Comunità ospitante.

3) “Chissà che puzza, rumore e che traffico di mezzi che trasportano organico”
L’impianto FP non emette alcun odore sgradevole perché il processo è “anaerobico” (senza aria) per quanto c’è già e va gestito. Avviene infatti in box ermeticamente chiusi. Non fa rumore perché l’unico elemento meccanico è il cogeneratore, coibentato e opportunamente insonorizzato, posizionato in una piccola struttura ad hoc indipendente e isolata. Tutto il materiale necessario è già disponibile presso l’allevamento a cui l’impianto è abbinato.
Se un domani il Comune di competenza all’impianto volesse conferire, ad esempio, i propri sfalci e potature, come già fa oggi con l’Azienda Agricola Valentini, questo sarà gestito nell’impianto come ulteriore risorsa, senza alcuna differenza logistica e indiscusso vantaggio indotto.

L’impianto di Murimoos in Svizzera, in una bellissima valle tra Zurigo e Lucerna, è circondato da nidi di cicogne! E’ stato realizzato proprio per una Comunità agro tecnologica che fornisce anche supporto sociale e di manutenzione del verde al paese limitrofo (vedi immagine seguito) e su YouTube – https://youtu.be/LJR4jQ_0LH4

impianto-Murimoos

4) “Dicono che trattano letame e poi chissà cos’altro ci metteranno dentro”
Come spiegato nella tabella comparativa, sarebbe un suicidio economico se FP mettesse materiali non congrui nel digestato, proprio perché questo non sarebbe più vendibile come ammendante naturale garantito, con enorme danno economico, “autoinflitto” e quindi senza il minimo senso!

5) “Faranno l’impianto in fretta e furia per prendere subito gli incentivi, e in più sono già in ritardo per tutte le richieste dei vari Enti. Quindi ci saranno problemi”
FP sta attendendo da molti mesi le autorizzazioni per la realizzazione dell’impianto. I ritardi dovuti ai molti adempimenti burocratici, non tutti sempre del tutto giustificabili e comunque richiesti in varie fasi successive, costituiscono sicuramente già importanti mancati ritorni economici.
Ma proprio perché questo sarà il primo impianto per FP – quindi una realizzazione “bandiera e dimostrativa anche per produrne poi molti altri in tutta Italia – è logico e chiaramente comprensibile come verrà impiegata la massima cura per una realizzazione perfetta, senza difetti e anche bella esteticamente. Se sarà possibile e accettato, come speriamo, abbiamo già proposto di coinvolgere ad es. la comunità scolastica della Valle, gli istituti tecnici del Trentino, la fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e l’Università di Trento.
Sarà quindi bello e coinvolgente ad es. far decorare ai ragazzi delle scuole, con murales «a tema», almeno una parete dell’impianto realizzato e messo a disposizione, guidati dalla loro fantasia mirata a messaggi di sostenibilità e economia circolare applicata.

6) “Sarà solo una speculazione e si terranno tutto per loro”
E’ già nei programmi proporre dei vantaggi concreti alla Comunità di Val Rendena. Ad es. una parte del calore generato dal processo potrà essere dedicato senza oneri al Comune e/o ad alcune sedi pubbliche, scuole, il Comune stesso, il CRM – Centro di raccolto limitrofo ecc.
Sarà sufficiente che i destinatari realizzino la semplice impiantistica per trasportare a distanza il calore, che il Comune e la Provincia potrebbero facilmente farsi finanziare con le nuove risorse già previste dai piani di sostenibilità ambientale, incluso il PNRR nazionale impostato dal Governo per cui mettiamo a disposizione i nostri consulenti di progetto tecnico per i consulenti esperti di “progettazione finanziaria agevolata”.
Se queste realizzazioni dovessero richiedere un po’ di tempo, come FP saremmo anche ampiamente disponibili e contenti di poter offrire alla Comunità, a vantaggio di quest’ultima e d’accordo con il Gestore di rete elettrica Dolomiti Energia, una parte dell’energia rinnovabile, sostenibile e pulita da noi prodotta, concordandone forme e modalità con l’Amministrazione, nel totale rispetto di ogni regola.

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FP Smart Energy

MATERIALI ORGANICI UTILIZZATI IN UN NOSTRO IMPIANTO ANAEROBICO PER GENERARE ENERGIA, CALORE E FERTILIZZANTE

FP Smart Energy

MINI KS100 IMPIANTO A SOLIDO

Area occupata 15m x 20m – potenza 100 Kwel

PERFORMANCE ELEVATE

Poco spazio, niente odori, elevata redditività

IMPIANTI SU MISURA

Studiati, progettati e installati secondo le vere necessità dei Clienti.
Impianti di dimensioni anche maggiori, su specifica richiesta (da 10.000 Tons/annue in su)

ALTISSIMA REDDITIVITÀ

Efficacia nel gestire l’eccesso di produzione e gli scarti fisiologici. Non più rifiuto ma risorsa energetica.

MINI IMPIANTI FUTURE POWER

Perfetta opportunità per chi deve smaltire scarti organici in quantità tra le 1500 e le 3000 Tons. annue